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L'esperienza del parto

Negli ultimi quarant'anni l'esperienza del parto è diventata più sicura, ma è ormai diventata per molte donne quasi una malattia vissuta in solitudine. La medicalizzazione, il ricovero in luoghi asettici, l'enorme ricorso al parto cesareo, l'eccesso di uso di farmaci adoperati sulla donna e sul bambino hanno preso il sopravvento. Uno degli eventi più emozionanti e naturali della vita è trattato quasi come malattia che relega la donna e il bambino in un ambito passivo, dove la sensibilità del neonato e i suoi bisogni sono spesso trascurati e dove al padre e agli altri membri della famiglia si toglie ogni ruolo.
Lo scenario tradizionale del parto fisiologico (la casa, il vicinato) e le antiche modalità di assistenza alla nascita sono stati dimenticati e poi omologati a quei parti che presentano caratteristiche di patologia. Non c'è dubbio che il passaggio alla fase ospedalizzata sia stato necessario per aumentare la sicurezza di mamme e bambini. Ma proprio oggi che le condizioni igienico-sanitarie sono mutate, lo standard di vita si è adeguato a livelli qualitativamente alti, si affermano nuovi orientamenti culturali e si riconsidera la possibilità di partorire secondo criteri naturali, più calorosi, sia in strutture adibite allo scopo dal Servizio sanitario nazionale, sia nella propria casa. Donne e uomini si rendono oggi conto della necessità di un cambiamento nel modo di vivere il momento della nascita. Anche le ostetriche, i medici, gli assistenti stanno chiedendo di ripensare le regole del parto per riportarlo a connotati umani.