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il Gatto mammone

Una famiglia povera: una madre e due sorelle, una, di nome Stellina, gentile e buona come il pane appena sfornato e l’altra di nome Peppina, antipatica e dispettosa. Un giorno la madre si trovò nella necessità di chiedere in prestito a qualcuno del vicinato un pezzo di sapone, ma nel vicinato c’era soltanto il palazzo del Gatto Mammone, che era un tipo da prendere con…le unghie; si rivolse dapprima a Peppina che sgarbatamente si rifiutò di andare; Stellina invece, senza esitare, accettò l’incarico. Nel suo viaggio Stellina incontra prima una gattina che si affanna a lavare un pavimento, senza riuscirci, e decide di aiutarla; poi trova due gattine che non riescono a rassettare un lettone enorme e anche stavolta si presta a fare il lavoro per loro; in una terza stanza s’imbatte in tre gattine che non riescono a preparare il pane da infornare e Stellina prepara tutto al posto loro: finalmente viene ammessa alla presenza del Gatto Mammone che la premia generosamente per le sue buone maniere. Ritornata a casa, non vi dico la sorpresa e lo stupore di Peppina e di sua madre per i doni che Stellina aveva portato con sè. Si fecero raccontare ogni cosa e alla fine la donna decise che anche Peppina dovesse provare ad andare dal Gatto Mammone per farsi prestare del sapone e così Peppina fece, ma era sgarbata e dispettosa e non solo non aiutò le gattine che trovò in difficoltà, ma fu talmente sgraziata che, alla fine, ebbe dal Gatto Mammone una…adeguata ricompensa.
La scelta di lavorare sulla fiaba è legata all’impegno di recuperare la memoria della cultura popolare sarda: il piacere da una parte di far ascoltare una favola briosa, leggera e di chiara morale, eppure divertente e appassionante; dall’altra recuperare attraverso questo immaginario altri “segni” della nostra cultura; il recupero di filastrocche, i proverbi e i suoni e i canti; il ritmo del racconto e i modi di narrare dei Maestri e delle Mastras ‘e  contascias (maestre di fiabe); la valorizzazione dei modi di narrare e le tante altre espressioni dell’antropologia agro-pastorale del mondo contadino della Sardegna, dove ad esempio la pulizia, l’ordine e la preparazione del pane scandiscono il tempo della giornata e il ritmo delle stagioni e i cicli noti della vita e della morte.
Il segreto della fiaba risiede nella sua forma: di questo si fa carico la nostra messa in scena, inventando una forma che stimoli la fantasia dei ragazzi, che diverta e che al tempo stesso faccia riconoscere i segnali particolari del nostro passato, non per il gusto di una archeologia retorica, ma per recuperare la nostra identità. Le tecniche utilizzate in questo spettacolo sono miste: l’attore recita insieme a pupazzi, la parola si alterna con il canto e la filastrocca, il linguaggio coreografico e musicale sono ampiamente presenti, insieme all’uso di oggetti e maschere.

gattomammoneil Gatto Mammone era proprio un tipo da prendere per le ..unghie! E' questo il profilo di uno dei protagonisti della pièce tatrale in scena al Teatro delle Saline Domenica 13 Novembre 2011 alle ore 17 per la stagione teatrale "Famiglie a teatro" a cura della Compagnia La botte e il cilindro.
Il prezzo del biglietto è di € 6, mentre l'abbonamento a 4 spettacoli costa € 14. Per informazioni : Teatro delle Saline, Via la Palma, Saline di Stato - Cagliari - 070.341322. Per prenotazioni tel 070.341322 (Dal lunedì al venerdì, dalle 10.30 alle 14.00 e dalle 17.00 alle 21.00 Il sabato dalle 10.30 alle 13.00) 
Una famiglia povera: una madre e due sorelle, una, di nome Stellina, gentile e buona come il pane appena sfornato e l’altra

di nome Peppina, antipatica e dispettosa. Un giorno la madre si trovò nella necessità di chiedere in prestito a qualcuno del vicinato un pezzo di sapone, ma nel vicinato c’era soltanto il palazzo del Gatto Mammone, che era un tipo da prendere con…le unghie; si rivolse dapprima a Peppina che sgarbatamente si rifiutò di andare; Stellina invece, senza esitare, accettò l’incarico. Nel suo viaggio Stellina incontra prima una gattina che si affanna a lavare un pavimento, senza riuscirci, e decide di aiutarla; poi trova due gattine che non riescono a rassettare un lettone enorme e anche stavolta si presta a fare il lavoro per loro; in una terza stanza s’imbatte in tre gattine che non riescono a preparare il pane da infornare e Stellina prepara tutto al posto loro: finalmente viene ammessa alla presenza del Gatto Mammone che la premia generosamente per le sue buone maniere. Ritornata a casa, non vi dico la sorpresa e lo stupore di Peppina e di sua madre per i doni che Stellina aveva portato con sè. Si fecero raccontare ogni cosa e alla fine la donna decise che anche Peppina dovesse provare ad andare dal Gatto Mammone per farsi prestare del sapone e così Peppina fece, ma era sgarbata e dispettosa e non solo non aiutò le gattine che trovò in difficoltà, ma fu talmente sgraziata che, alla fine, ebbe dal Gatto Mammone una…adeguata ricompensa.La scelta di lavorare sulla fiaba è legata all’impegno di recuperare la memoria della cultura popolare sarda: il piacere da una parte di far ascoltare una favola briosa, leggera e di chiara morale, eppure divertente e appassionante; dall’altra recuperare attraverso questo immaginario altri “segni” della nostra cultura; il recupero di filastrocche, i proverbi e i suoni e i canti; il ritmo del racconto e i modi di narrare dei Maestri e delle Mastras ‘e  contascias (maestre di fiabe); la valorizzazione dei modi di narrare e le tante altre espressioni dell’antropologia agro-pastorale del mondo contadino della Sardegna, dove ad esempio la pulizia, l’ordine e la preparazione del pane scandiscono il tempo della giornata e il ritmo delle stagioni e i cicli noti della vita e della morte.Il segreto della fiaba risiede nella sua forma: di questo si fa carico la nostra messa in scena, inventando una forma che stimoli la fantasia dei ragazzi, che diverta e che al tempo stesso faccia riconoscere i segnali particolari del nostro passato, non per il gusto di una archeologia retorica, ma per recuperare la nostra identità. Le tecniche utilizzate in questo spettacolo sono miste: l’attore recita insieme a pupazzi, la parola si alterna con il canto e la filastrocca, il linguaggio coreografico e musicale sono ampiamente presenti, insieme all’uso di oggetti e maschere.